L’altro giorno ero in una caffetteria in montagna, seduto vicino al bancone quando entrò un ragazzo sui ventˊanni che indossava una maglietta con dei disegni e aveva una lunga coda di cavallo. Potei orecchiare la sua conversazione con la barista. Venne fuori che lei frequentava una università Cristiana e lui chiaramente non approvava. “Includono religione in tutte le materie” –domandò – “Anche nelle materie scientifiche? E come è possibile che funzioni?”
Nell’udienza papale di mercoledì 28 luglio 1999, l’allora papa Giovanni Paolo II (ora San Giovanni Paolo II) parlò dell’inferno. Ricordo le polemiche che le sue parole causarono. I mezzi di comunicazione, così affezionati al sensazionalismo – perfino quelli specializzati in temi religiosi – annunciarono ai quattro venti titoli come: “L’inferno non esiste e, se esiste, è vuoto!”. Parliamo di ormai 15 anni fa; lo ricordo bene perché allora ero Rettore del Seminario Teologico Battista Internazionale di Cali, Colombia (oggi Fondazione Battista Internazionale) e gli studenti, avidi di polemiche, fecero della notizia il tema di discussione obbligata in ogni classe.
Harold Segura C. |
20/3/2017 L’espressione viene attribuita al teologo e pastore, Dietrich Bonhoeffer (1906-1945). Tuttavia, il vero autore è il giurista, scrittore, poeta e teologo olandese, Hugo Grozio, che la avrebbe pronunciata tre secoli prima. Ovviamente, Bonhoeffer la riprende e la contestualizza dal punto di vista della realtà della sua prigionia: nella cella numero 92, di due metri quadrati per tre, nel carcere di Tegel a Berlino, Germania.
Alexander Cabezas |
10/10/2016